L’Italia sta lentamente riscoprendo il patrimonio dei
vitigni autoctoni. Essi costituiscono un tesoro prezioso che
non ha uguali in nessuna altra parte del mondo. La Puglia è
ambasciatrice di questi vitigni antichi che, carichi di sole
e di territorio, regalano vini spettacolari e
irraggiungibili.
Accade per il Primitivo, la cui storia controversa acquista
in Puglia una sua autonoma identità. Lungo il versante
Sud-orientale della provincia di taranto, che degrada
pianeggiante verso lo Jonio, e in alcune zone
dell’entroterra mediano, che separano il Tarantino dal
Brindisino, il Primitivo trova il suo habitat più
favorevole, vezzeggiato dal sole del Salento e carezzato
dalle delicate brezze marine. Ne nasce un vino robusto, dal
colore rosso rubino, con riflessi violacei, complesso al
naso, con bouquet floreali, spezie e frutti maturi a polpa
rossa; intenso e persistente al gusto con tannini
gradevolmente rotondi.
La
storia del Primitivo si confonde, a tratti, con la leggenda.
Proveniente in Puglia, con ogni probabilità dall’Illiria,
quando sia arrivato è materia di dibattito: alcuni
sostengono oltre 2000 anni fa, mentre altri, come l’ampelografo
Antonio Calò, sono dell’avviso che il Primitivo arrivò in
Puglia alla fine del XVII secolo e che l’area coltivata con
questo vitigno subì una forte espansione solo nel XIX
secolo, quando venne piantato a seguito delle distruzioni
inflitte dalla fillossera. Si sa comunque che il vitigno
incontra Manduria, dopo che nel Settecento un uomo di
Chiesa, don Filippo Indelicati, in quel di Gioia del Colle,
aveva apprezzato la particolare predisposizione di queste
uve a maturare prima delle altre (da qui il nome:
primativus o primaticcio). La celebrazione del felice
incontro del vitigno con la città messapica avvenne in
occasione delle nozze tra una contessina del casato dei
Sabini di Altamura e Tommaso Schiavoni Tafuri. La nobildonna
portò in dote al consorte alcune piante del vitigno che a
Manduria si diffuse e si espresse in tutte le sue
potenzialità. Il successo del Primitivo sul mercato
nazionale e internazionale non è stato immediato, anzi il
vino ha impiegato un bel po’ di tempo prima di consolidare
la sua immagine. Dapprima considerato solo adatto per
migliorare altri vini, il Primitivo ora è una star. I
cambiamenti nelle fortune di questa varietà sono la
conseguenza di importanti interventi nella lavorazione della
vite e nella vinificazione: drastica riduzione delle rese,
fermentazioni a temperatura controllata, utilizzo delle
barriques di rovere, morbidezza e frutto.
A
Manduria e nei dintorni il vitigno del primitivo ha trovato
nei secoli un naturale habitat tanto da differenziarsi
sostanzialmente da quello di Gioia del Colle. Qui, specie
nelle lingue di terra sabbiose che costeggiano il mare, il
vitigno ha tratto la sua forza perché il clima
particolarmente caldo, dona ai vini che nascono dalle sue
uve una potenza alcolica difficile da trovare altrove. I
terreni favorevoli hanno aiutato la pianta ad affondare le
radici lì dove potesse trovare la frescura sotterranea
necessaria per combattere il sole cocente dell’estate. Il
primitivo è molto diffuso in tutta l’area tarantina e il
disciplinare individua per la sua coltivazione tutta la
fascia dei paesi parallela al mare, fino ai confini della
provincia di Lecce che, geograficamente, in una accezione
più ampia, potrebbe essere indicata con il nome di “Murge
Tarantine”. Il disciplinare, nell’elaborazione del vino,
ammette solo Primitivo al 100% con una produzione massima
per ettaro di 90 quintali. E’ prevista anche la possibilità
di produrre il Primitivo Dolce Naturale, che deve avere un
residuo zuccherino di almeno 50 grammi per litro; inoltre è
possibile la produzione del primitivo Dolce Liquoroso che
deve avere una gradazione alcolica non inferiore ai 16,5%
vol. Nella versione Primitivo di Manduria, il vino si
presenta con un colore carico tendente al violaceo con
profumi che rimandano alla ciliegia e alla prugna. Al palato
è pieno e caldo e tendente ad ammorbidirsi con
l’invecchiamento. Questo vino è adatto a piatti robusti di
carne, di cacciagione e di formaggi piccanti.
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