A right experience
Genova, 16 novembre 2008 - Il Laboratorio Sociale Buridda di Genova ha ospitato oltre venti vignaioli provenienti da ogni parte d'Italia nel tentativo, ben riuscito da parte degli organizzatori e, criticamente ideato da Veronelli, di raggruppare insieme i veri contadini e poeti della terra.
Arriva anche quest'anno in
libreria l'edizione 2009 della
Gui-da che recensi-sce il meglio
della produzio-ne vinicola
ita-liana. Più di 20
mila vini assag-giati, 10 mila
re-censiti, 2.300 produttori
rac-contati. Diretta da Enzo Vizzari, e
curata da Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, 'I Vini d'Italia 2009'
tiene conto del-la qualità intrin-seca
dei vini.
renze,
alla Stazione Leopolda, in
collaborazione con Pitti Immagine. A
seguire, il consueto appuntamento
con l'Asta dei vini pregiati e da
collezione organizzata dalla casa
Pandolfini: 160 lotti, italiani e
francesi, e un'attesa verticale di
Mouton Rotschild.
scoppiata l'era dei vitigni alpha:
uve robuste, ruvide, antiche. Di
quelle con poche incertezze. Al pari
dei maschi dominanti, uve testarde,
abituate alle intemperie, alle
stagioni miti che d'improvviso
tradiscono col gelo. Spavalde in
condizioni estreme: terreni
vulcanici, zone sabbiose, aree che
soffrono la sete. Ma ci sono anche i
vini nobili, più raffinati, frutto
di una sapienza enologica elaborata
nel corso di svariate generazioni,
nella settima edizione della guida
'I Vini d'Italia' dell'Espresso.
Per cele-brare
l'olim-po del made in Italy da bere:
13 produttori 'tre stelle', 159 vini
dell'Eccellenza, 50 outsider, ottimi
nelle loro tipologie, e i 'migliori
acquisti', regione per regione.
La regione
Esplode, come terza forza tra le
regioni italiane, dopo la
Toscana (con 37 eccellenze)
e il Piemonte (a
quota 35), la Campania,
arrivando a 13 vini d'eccellenza
rispetto ai 5 dello scorso anno.
Merito dei suoi Taurasi e dei suoi
bianchi, Greco e Fiano in testa. E
merito, soprattutto, di una
generazione di produttori che, come
per la nouvelle vague della
ristorazione, è riuscita a
valorizzare al massimo le materie
prime. "La Campania è un ricettacolo
di vitigni autoctoni di grande
ricchezza. Ha una terra di origine
vulcanica che dà caratteristiche
molto forti. Tutto ciò, unito al
lavoro degli enologi, sta dando
ottimi risultati", nota Gentili.
Conseguenza? Sul trono dei rossi,
con un punteggio di 19,5 su 20, a
pari merito dell'Amarone della
Valpolicella Classico 1998
Quintarelli Giuseppe, sale il
Taurasi Riserva Radici 2001
Mastroberardino. Ma anche produttori
molto più piccoli, come quel
Salvatore Molettieri da Montemarano,
la cui Riserva 1999 fu scovata
qualche anno fa proprio dalla Guida
L'espresso, confermano un ottimo
andamento: il possente Taurasi Vigna
Cinque Querce Riserva 2002 è stato
considerato uno dei migliori vini in
senso assoluto.
Gli outsider
Una nuova categoria destinata a
mettere in luce vini che non hanno
ancora raggiunto l'eccellenza. Ma
che toccano, ognuno nella loro
tipologia, traguardi elevati. "In
questa selezione abbiamo incluso i
migliori Lambrusco, Prosecco, Santa
Maddalena. C'è un cesanese del
Lazio, un vermentino sardo, un cirò
calabrese", dice Gentili: "Ed è una
sezione nuova in linea con la
filosofia che sovrintende la Guida:
accendere curiosità nei
consumatori".
"Il lettore è il nostro principale
interlocutore", nota Rizzari: "Per
decenni c'è stato un vino da
degustare e uno da bere a tavola. Le
classifiche tendevano a privilegiare
vini di grande sfumature e di grande
concentrazione, non adatti, però, a
essere bevuti quotidianamente a
tavola. Questa categoria ci ha
permesso di privilegiare un
approccio diverso, e di suggerire
vini da bere veramente. Ecco il
perché di certi lambruschi, a lungo
sbeffeggiati dai più snob. E oggi
riabilitati come vini facili ma non
banali". Perché una tendenza nuova
si va consolidando nel narcisistico
mondo del vino: la ricerca di vini
originali. "Resiste un consumo di
vini esibizionistici, per colore,
concentrazione, ricchezza di note di
legno", aggiunge Rizzari: "Ma oltre
a questi vini ruffiani cresce la
richiesta di vini meno siliconati,
più naturali. Originali nel gusto.
Prodotti da uve meno note".
I vitigni
E anche i nomi sono meno comuni. Il
pallagrello campano, per esempio
("Quello nero dà dei vini che sono
un anello di congiunzione tra il
vino concentrato, massiccio, più
adatto alle degustazioni, e quello
che si beve normalmente", dice
Rizzari). Il garganega, vitigno del
Soave. Sulla scia si accoda
l'aglianico (declinato nel Taurasi,
nel Falerno, nel Taburno), il vino
più alla moda del momento, tanto da
essere diventato il co-protagonista
di un romanzo: 'Storia controversa
dell'inarrestabile fortuna del vino
Aglianico nel mondo', di Gaetano
Cappelli (Marsilio). "La moda ha un
fondamento reale: l'aglianico è
davvero un grande vitigno. Un luogo
comune lo considera il barolo del
Sud: cliché un po' datato, ma
fondato", dice Rizzari.